Ray Clemence

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  1. cody-wan-kenobi
     
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    Ray Clemence

    Solitamente nel mondo del calcio è sempre esistito, anche se alcuni fanno fatica ad ammetterlo, un pregiudizio in base al quale una grandissima squadra che vince tanti trofei può permettersi anche un portiere normale, se non addirittura scarso. Grave errore di chi non considera l’importanza del portiere, che è un ruolo fondamentale non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto psicologico. Qualsiasi difensore, quando sa di avere un grande portiere alle spalle, gioca diversamente e con maggiore tranquillità, sapendo che un suo eventuale errore può essere “riparato” dall’estremo difensore.

    La prova vivente dell’importanza di questo ruolo per la storia del Liverpool si chiama Ray Clemence. Il più grande portiere della storia del Liverpool, nasce a Skegness, una tranquilla cittadina del Lincolnshire, il 5 Agosto del 1948. Cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Notts County, viene notato da quel grande maestro di calcio che è Bill Shankly che lo porta a Liverpool nel 1967. Il suo esordio avverrà nella stagione 68-69 in un match di Coppa di Lega vinto dai reds per 2-0 contro la compagine gallese dello Swansea. Nella stagione 1970, a 22 anni, Ray riesce a “scalzare” il titolare Tommy Lawrence, dopo essere stato per un po’ in panchina, conformemente all’abituale modus operandi della società, che prevedeva per i nuovi acquisti un periodo abbastanza lungo tra le riserve prima dell’ingresso in prima squadra (una delle pochissime eccezioni a questa regola è stato Ian Callaghan).

    La sua quasi interminabile serie di trofei vinti non inizia subito, infatti nella sua prima stagione da titolare, Clemence deve subire la delusione per la sconfitta nella finale di FA Cup persa, in modo un po’ rocambolesco, contro l’Arsenal (1-2), che vince in rimonta una partita che il Liverpool pensava di avere ormai in tasca. La musica cambia definitivamente due anni dopo, quando i Reds vincono alla grande il campionato e la Coppa UEFA. Uno dei protagonisti della vittoria in Europa sarà proprio il portierone inglese, che nella finale di andata para un rigore a Jupp Heynches, famoso giocatore del Borussia Mönchengladbach e futuro allenatore della nazionale tedesca. La prodezza di Clemence si rivelerà decisiva per la vittoria finale, in quanto il Liverpool, dopo aver vinto per 3-0 nel “first leg” ad Anfield, viene sconfitto per 2-0 rischiando veramente grosso nella gara di ritorno in Germania. Da questo momento i successi di Clemence diventano quasi ininterrotti e memorabili: il double appena citato viene bissato, anzi migliorato l’anno successivo con la vittoria del campionato e della Coppa dei Campioni, ancora contro il malcapitato Borussia ed ancora con un intervento miracoloso di Clemence.

    A ciò naturalmente si aggiungono altre due storiche Coppe dei Campioni, rispettivamente nel 1978 e nel 1981. La stagione che è però passata alla storia è stata quella del 1979, anno in cui Clemence stabilisce un record: 16 goal subiti in 42 partite di campionato, dei quali solo quattro subiti nel fortino di Anfield. L’ultima partita disputata da Clemence sarà proprio in quel fatidico 27 Maggio 1981, dopo 11 straordinarie stagioni in cui saltò soltanto 6 gare di campionato e totalizzò la bellezza di 335 partite senza mai aver subito reti.

    Il Liverpool in quel decennio straordinario aveva vinto tutto: 5 campionati, tre Coppe dei Campioni, 2 Coppe UEFA, 1 Supercoppa Europea, 1 Coppa di Lega, 1 FA Cup e 5 Charity Shields. Ray Clemence lascia Anfield dopo aver totalizzato 665 presenze, una solo presenza meno di Emlyn Hughes, che è il secondo nella storia del Liverpool dopo il grande Ian Callaghan.

    Tutti ricordano le sue grandi qualità: calma, riflessi, ottima presa, reattività, senso della posizione, agilità. A proposito di quest’ultima qualità, Ian St. John afferma che gran parte dei successi del Liverpool negli anni 70 “ha a che fare con la sua agilità”. Sicuramente questi numeri straordinari sono dovuti anche ad una difesa eccezionale che lo ha aiutato a compiere queste imprese, però tutti coloro che masticano un po’ di calcio sanno bene che il grande portiere non si vede quando viene “bombardato”, bensì quando è poco impegnato, quando in una gara è chiamato in causa solo 2-3 volte e si fa trovare sempre pronto senza mai perdere la concentrazione.

    Ray era anche un professionista serissimo, esemplare, che cercava sempre di migliorare, come dimostra il fatto che lavorò duramente per “limare” l’unico suo difetto, calciare la palla. Clemence aveva anche il temperamento per guidare e dare sicurezza alla difesa, sebbene essa fosse formata da uomini eccezionali, da veri e propri giganti come Neal, Thompson, Hansen e Kennedy.

    Il suo posto tra i pali del Liverpool sarà preso da un uomo che era il suo esatto opposto, il leggendario Bruce Grobbelaar, personaggio bizzarro ed istrionico, come dimostra il suo soprannome di “clown” e portiere meno regolare ed affidabile, ma comunque efficace ed agile, come dimostra l’altro suo soprannome di “Jungle Man”.

    Bruce Grobbelaar fu fortemente voluto da Bob Paisley, perché era molto mobile all’interno dell’area di rigore, anche se molte volte faceva tremare i tifosi quando si metteva a scherzare palla al piede a pochi centimetri dagli avversari sbalorditi.

    Tuttavia la carriera di Clemence, non finisce qui, infatti Ray viene ingaggiato dal Tottenham dove giocherà fino al 1988, cioè fino a 40 anni, dopo aver superato le mille presenze ed aver ricevuto la MBE, la massima onorificenza per un cittadino inglese, cioè il titolo di membro dell’Impero Britannico, titolo conseguito ovviamente per meriti sportivi. Facendo un piccolo passo indietro, ricordiamo che proprio nella sua prima stagione con gli Spurs Ray gioca e perde per 3-1 la finale di Coppa di Lega contro il suo Liverpool, che però non lo ha dimenticato, come dimostra la splendida accoglienza, che dopo poco tempo gli viene riservata dai tifosi che gli tributano una grande ovazione quando per la prima volta torna da avversario ad Anfield. Inutile dire che gli anni che vivrà a Londra non sono paragonabili a quelli di Liverpool, tuttavia Ray si toglie anche lì qualche soddisfazione vincendo la Charity Shield nel 1981 e la Coppa Uefa nel 1984, anche se due infortuni gli impediscono di disputare le due finali.

    Quel vittorioso 1984 sarà anche l’anno del suo addio alla nazionale, un addio chiesto espressamente da lui, che mal sopportava la continua rivalità con Peter Shilton. Dopo il ritiro, Ray resta nello staff del Tottenham fino al 1994, poi nel 1996 diventa l’allenatore dei portieri della nazionale. Questo incarico gli è stato successivamente confermato da Keagan ed Eriksson, ma nel 2007 il Commissario tecnico italiano Fabio Capello gli ha preferito Franco Tancredi, ex portiere della grande Roma degli anni 80.

    Ray, però, è rimasto nello staff della nazionale ed attualmente riveste l’incarico (fino al 2012) di responsabile del settore giovanile per la nazionale Under 21. Non si sa quale sarà il futuro di Clemence dopo il 2012, ma senza dubbio il grande Ray resterà un mito del calcio inglese e dei tifosi scouser, come dimostrano sia la definizione di “Anfield Institution” datagli dal sito ufficiale della squadra che un sondaggio del 2001 che lo colloca al primo posto tra i portieri britannici, davanti a Jennings, Banks ed all’eterno rivale Shilton.
     
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