Rigorosamente.. Spurs.

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  1. Sir.Simon
     
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    “Fuck the Olympics”. Pochissimi chilometri dalla tranquilla Highbury Hill, due fermate di “tube” stando sempre sulla Piccadilly Lane, nel distretto di Haringey in pieno North London. All’angolo tra Somerset e la High Road, a poche centinaia di metri dalla fermata di Seven Sister, nel cuore di Tottenham, un gruppo di ragazzi ha usato una bomboletta di spray blu per consegnare al muretto il proprio benvenuto ai giochi olimpici. Questo è uno dei quartieri più noti e problematici di Londra. Una Londra multietnica e multicolore, dove in realtà i neri sono in schiacciante maggioranza; ma sui volti di ognuno, bianco, nero o asiatico che sia, si leggono i segni di esistenze difficili e vissute attraverso grandi difficoltà.


    Questa storia comincia un giorno prima. La notte precedente alla finale di andata della Coppa Uefa 1984. Il gestore del locale "Les Mosquetairs", situato nel quartiere a luci rosse di Bruxelles, uccide un tifoso degli Spurs per difendersi da quella che lui definì un'aggressione, con un colpo di fucile. Quel ragazzo si chiamava Ian Flanagan. Un irlandese. Pericoloso. Forse. Gli altri: «Ci siamo difesi». Non c’era tempo per le riflessioni. Gli inglesi sfogano la loro rabbia per la morte del ragazzo mettendo a ferro e fuoco la città per tutta la notte di vigilia. Saccheggi, vetrine in pezzi, auto distrutte. Risultato, oltre 300 arresti.


    Un soprannome, una squadra, una zona: uno stile di vita, perché il calcio a Londra è sopratutto storia di quartieri. Appena arrivati in High Road preparatevi fisicamente e psicologicamente a percorrerla fino ad oltre il numero civico 700. Qui le tranquille e silenziose stradine circondate da casette basse e ordinate l’una in fila alle altre lasciano il posto a una lunga e ampia arteria stradale, la trafficatissima High Road, a cui lati si muove la caotica e irrequieta vita della zona. È una strada che offre un panorama piuttosto disagiato, qualche pub fallito, e piccoli condomini in mattoni rossi che il tempo ha consunto. La città di Kensington e Notting Hill che ti abbaglia scintillante e impeccabile, qui si dissolve tra i fumi delle auto e dei venditori di Kebab. Occorre proseguire diritti, sotto lampioni dipinti di bianco e blu, che fanno capire se mai c'è ne fosse bisogno che in zona non c’è posto per nessun’altra alternativa al Tottenham Hotspur e alla sua gente. L'ampio piazzale in High Road a ridosso della Red House che svetta all’inizio della breve via intitolata a Bill Nicholson è il segnale d'arrivo. Quello è l’ingresso ufficiale allo stadio.

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    Per fortuna sul campo, dopo la guerriglia urbana, i ventidue giocatori si comportano con grande fair play anche se lo spettacolo non è eccelso. A dirla tutta aldilà degli scontri di quella serata quello era un periodo veramente fantastico per i sostenitori degli Spurs. C'era una meravigliosa chimica di squadra, una miscela di stile e di caparbietà. Graham Roberts e Paul Miller erano il coraggio e la determinazione, Glen Hoddle e Osvaldo Ardiles i registi che facevano girare la palla maestosamente, mentre a Tony Galvin e Steve Archibald era riservato il diritto divino di depositare la palla oltre i portieri avversari. Il 1984 fu l'ultimo anno da allenatore per Keith Burkinshaw. Il manager senza peli sulla lingua dello Yorkshire avrebbe lasciato White Hart Lane alla fine della stagione per andare in Bahrain. Apparentemente poteva sembrare cupo e opaco, ma è stato grazie a lui se gli spurs hanno accarezzato ancora una volta una gloria che sembrava perduta. Sopratutto dopo la retrocessione del 1977. Burkinshaw centrò la promozione dalla vecchia Second Division l'anno seguente, e poco dopo vide arrivare le firme sui contratti degli argentini Ardiles e Ricky Villa con i quali vinse due storiche FA Cup consecutive nell' 1981 e 1982.


    "The Jewish club", il Tottenham, il club ebreo: perché ebrei sono tradizionalmente molti tifosi e soci degli Spurs, perché gli stessi tifosi incitano la squadra con un politicamente scorretto "Yids" e non di rado si vedono rispondere con insulti antisemiti. Su White Hart Lane, una volta, sventolò addirittura una svastica: era il 1935, amichevole fra Inghilterra e Germania. Vinse 3-0 l'Inghilterra, e nel distretto dello stadio prima dell'incontro vi fu una manifestazione di dissenso al regime nazista. Uno stadio che fu inaugurato nel 1899 e battezzato con il nome della vicina stazione ferroviaria. Da fuori sembra quasi una fabbrica rettangolare, come a onorare questa zona ruvidamente operaia. Le stand sono i quattro punti cardinali, ma tutti le conoscono come Park Lane, High Road, Worcester Avenue, e Paxton Road. Senza scordarci del “lato Shelf” il nomignolo della gradinata dove prende posto la parte più calda dei sostenitori.


    A Bruxelles un calcio d'angolo di Mick Hazard per la testa dell'accorrente Paul Miller regalò il vantaggio al Tottenham dopo 58 minuti, ma l'Anderlecht non molla e pareggia i conti con Morten Olsen a cinque minuti dalla fine. Finisce 1-1. Quel gol in trasferta dava un leggero vantaggio ai bianchi londinesi. Tuttavia, nulla era garantito, e sarebbe stato tutt'altro che facile nella gara successiva in casa. Così mercoledì 23 maggio 1984 si gioca la finale di ritorno nel tutto esaurito di White Hart lane. L' atmosfera era elettrica. Sembra che possa suonare come un cliché abusato, ma questo era veramente il clima che si respirava. C'erano state altre serate speciali europee al Lane, ma quella era una di quelle dove davvero si percepiva che qualcosa d'importante sarebbe accaduto. Il pubblico in piedi, i riflettori che splendevano, i cori continui. Sicuramente non c'era nessun altro posto al mondo, dove un vero tifoso spurs avrebbe preferito essere in quel momento. La stagione precedente (1982/83), l' Anderlecht aveva battuto il Benfica e aveva vinto il trofeo. In questa occasione fra l'altro ai londinesi, sarebbero mancati Perryman, Hoddle, e Ray Clemence che fu rimpiazzato come nella prima gara in Belgio dal ventunenne di Hackney, Tony Parks.


    L'origine del nome "Hotspur" rimane un mistero: molti ipotizzano un riferimento al nobile del 14°esimo secolo, Sir Henry Percy (l'Harry Hotspur dell'Enrico IV di Shakespeare - parte prima). Certo è che l'Hotspur FC fu fondato nel 1882 dagli studenti di grammatica della scuola secondaria di All Hallows Church, con i colori biancoblu, ed esordì nella stagione 1899/1900 per sfidare lo strapotere del Preston North End FC, squadra dominante nell'Inghilterra dell'epoca. Audere est facere, ossia, osare e fare, è il motto di un club che prima di trasferirsi a White Hart Lane, divenne l'unica squadra non iscritta al campionato nazionale a vincere la FA Cup nel 1901, poi fu ammessa alla prima divisione nel 1910. La squadra vinse la seconda FA Cup nel 1921, centrando un secondo posto in campionato dietro il Liverpool la stagione successiva. Nella stagione 1960-1961 diventò la prima squadra a conquistare il double, vincendo FA Cup e campionato e raggiungendo il record di 115 gol segnati. Due anni dopo ecco il primo trofeo europeo, la Coppa delle Coppe 1962-1963, che fece diventare il Tottenham la prima compagine inglese capace di vincere una competizione continentale.


    Si capisce comunque che l'Anderlecht è chiamato a un'impresa difficile. Il tecnico belga Van Himst allestisce una squadra solida che possa colpire in contropiede, con il solo Czerniatinski di punta. Scifo conduce le danze in mezzo al campo con la personalità di un veterano, mentre il Tottenham appare piuttosto contratto. Al quarto d'ora della ripresa la rete di Czerniatinski gela i tifosi degli Spurs. Sembra finita. Qualche programma vola nella leggera brezza di Londra Nord. Un idiota lancia una bottiglia di birra vuota in campo. Graham Roberts la prende e la getta da un lato. Ma a parte questo gesto sconsiderato il pubblico non farà mai mancare l'appoggio alla squadra, esplodendo a sei minuti dal novantesimo quando Roberts segna il drammatico pareggio, qualche istante dopo che Ardiles, subentrato a Miller a tredici minuti dal termine, aveva colpito una traversa clamorosa. La situazione non si sblocca nemmeno dopo i supplementari, che sono un lenta processione verso l'epilogo dal dischetto. Così per la prima volta la Coppa Uefa si assegna ai calci di rigore. Il primo a calciare per il Tottenham è il salvatore della patria, il capitano coraggioso Graham Roberts che trasforma senza alcun segno di nervosismo. Lo stesso non si può dire di Morten Olsen il biondo centrocampista danese primo battitore per l'Anderlecht. Tony Parks, si distende e intercetta la sua conclusione. Un palpabile senso di attesa gioiosa si riverbera intorno allo stadio, ma bisogna pazientare. E' ancora lunga. Tocca al centravanti Mark Falco, che segna senza problemi... I belgi vanno a segno, poi Gary Stevens sigla il 3-1 per gli Spurs. Ancora a segno i viola di Bruxelles con Vincenzo Scifo, freddissimo nella sua conclusione. L'elastico scozzese, Steve Archibald non sbaglia e siamo 4-2. L' Anderlecht va in goal. 4-3. L'uomo del destino sembra essere Danny Thomas, un robusto ragazzone di colore con la maglia numero due sulle spalle. Se segna il Tottenham avrebbe conquistato il suo terzo trofeo europeo. Ma la pressione è forte. Munaron il portiere avversario intuisce la traiettoria del tiro e salva per il momento i suoi. Su White Hart Lane cala un gelo terribile. Ma incredibilmente dal silenzio si alza nitido il coro: “There's only one Danny Thomas”. Incredibile, questo rende l'idea del perché il calcio inglese è così speciale. Arnor Gudjohnsen, avrebbe calciato l'ultimo dei cinque rigori per l'Anderlecht. Per portare l'incontro in parità e ai tiri a oltranza. Gudjohnsen colpisce la palla a botta sicura ma Parks si erge davvero a protagonista inatteso deviando il tiro in tuffo, rimbalza sul terreno, e si alza in piedi con lo stile di un ginnasta, correndo all'impazzata ebbro di gioia verso i suoi compagni. E' il momento delle lacrime dell' orgoglio e della gioia. Perfetti sconosciuti sulle tribune si abbracciano e festeggiano. Anche dopo le celebrazioni, il sollevamento del trofeo e il giro d'onore nessuno voleva lasciare il suo posto. Qualcuno avrà pure perso il treno o il bus. Ma non importa. Il gallo con gli speroni aveva di nuovo alzato la cresta.


    spursuefa84

    Edited by Sir.Simon - 7/10/2013, 10:49
     
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  2. nottingham style
     
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    Racconto bellissimo :)
     
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    Che dire...racconto meraviglioso!

    Mix di storia tra football e la storia di un quartiere tra i più disagiati...bellissimo!
     
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    il solito grande Simon.
     
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    Che racconto!!! Ancora bravo Simon!!!!
     
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  7. FAB LAWRIE
     
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    ...l'ho letto solo ora... Io son diventato tifoso degli Spurs proprio in quella stagione lì... sono senza parole...
     
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6 replies since 13/8/2012, 15:56   455 views
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